Pubblicato da: Elena Moglio | luglio 22, 2008

La via del successo

Essere un uomo o una donna di successo non sempre corrisponde all’essere persone che conoscono la felicità  di essere semplicemente se stessi. Spesso quelli che i nostri paradigmi sociali definiscono persone di successo, sono in realtà persone affamate , affamate d’amore e di pace interiore, con pochi valori che scandiscano la loro percezione della realtà.
Chi non si sente un essere felice, spesso è una persona che ha delegato la responsabilità della propria vita a persone o contesti al di fuori di sé.
Uomini arrivati all’apice del successo professionale ma che vengono abbandonati dalla moglie, donne che iniziano mille diete per non farle mai, persone che scappano da relazioni stabili per la paura di confrontarsi. Io la chiamo la fiera dell’infelicità, dove spesso si è infelici solo perché… non si sa cosa è la felicità.

I problemi delle donne e degli uomini del nostro tempo sono problemi angosciosi che non si risolvono con poco prezzo o velocemente perché la soluzione comporta lo sviluppo della parte più profonda di noi, quella che le abitudini di pensare hanno spesso relegato nella percezione inconscia.
Dentro di me ho la teoria che gli attacchi di panico, la crisi del matrimonio, i nostri figli eternamente adolescenti, le nostre figlie che non rinunciano alla carriera, non siano altro che sintomi di una società in transito, da un’epoca in cui  era la società stessa profondamente religiosa che ritmava e scandiva a vita di ognuno ad una società in cui non ci sono regole ben precise, le regole devono formarsi, consolidarsi crescere dentro di noi, NOI SIAMO LA NOSTRA REGOLA.
E quindi partiamo da noi…. Ognuno di voi  è convinto di vedere qualcosa.

Eppure vi dico che qui oggi non c’è nessuna realtà assoluta ma infinite realtà almeno quanti siamo noi.
Mille motivi per cui siamo qui e che ciascuno di voi sentirà percepirà solo ciò che ritiene importante per lui o lei.
L’illusione in cui viviamo è che la nostra realtà sia “la” realtà confondendo la mappa con il territorio. Quando siamo infelici scontenti e privi di entusiasmo verso la vita pochi di noi prendono in considerazione che per cambiare le cose dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi lavorando su quelle convinzioni che sono alla base della nostra percezione di noi stessi, del mondo e della relazione  che con il mondo abbiamo.
Nella prima parte del XX secolo ciò che nella società occidentale veniva considerata la base del successo  era l’etica del carattere : cose come l’integrità, l’umiltà, la pazienza, l’industriosità, la modestia, la carità,e la semplicità erano principi fondamentali per la realizzazione della vita. E le persone per avere successo nella vita dovevano integrare questi principi nel loro carattere fondamentale.
Dopo la seconda guerra mondiale prese sopravvento invece quella che chiameremo l’etica della personalità.
In questo caso il successo deriva dalla giusta miscela di personalità , immagine pubblica, capacità di utilizzare strategicamente i processi della relazioni umane , atteggiamenti idonei ad ottenere consensi esterni, oltre ad una buona dose di razionalità, capacità personali, fortuna….in poche parole un buon marketing di se stessi.
Ovviamente tutto ciò che fa parte dell’etica della personalità, sviluppo di se stessi e apprendimento di strategie adatte per comunicare questa capacità, sono assolutamente benefici per ottenere successo , ma purtroppo un successo solo di immagine ed effimero, ai completo.
Queste caratteristiche sono secondarie non primarie. E’come continuare a mietere un campo seminato da altri che noi non ci  preoccupiamo di seminare più. Alla fine questa terra si inaridisce e non è più in grado di dare nulla.
Le tecniche di comportamento e queste strategie possono funzionare in tempi brevi e a breve termine perché l’utilizzo nella relazione dei tratti secondari non ha una validità permanente.
Se non ci sono profonda integrità della persona e una fondamentale forza di carattere le sfide della vita, inevitabili, fanno riaffiorare queste mancanze e il successo a breve termine si traduce nel fallimento del rapporto.
In ultima analisi, per quanto spiccate siano le doti secondarie, il successo dipende sempre dal fatto che noi comunichiamo quello che siamo, indipendentemente da quello che diciamo o facciamo.


Risposte

  1. …mi viene in mente una frase…letta da qualche parte….SI FA BENE SOLO CIO’ CHE SI AMA.
    Forse non è molto legata all’argomento ma mi piaceva lasciarla.
    Marina

  2. Mi è venuta in mente una frase di Osho che ho letto sul web in questi giorni, si collega bene alla mutazione che è avvenuta nell’ultimo cinquantennio nelle persone, che hai giustamente sottolineato, questa frase descrive bene la società in cui ci ritroviamo oggi:
    “Se non ti aspetti niente dal futuro, non stai recitando un ruolo.
    La gente ha imparato a essere fredda, a toccare senza toccare, a guardare senza guardare, a sfiorare senza sfiorare.
    Si vive di cliché: ”Ciao,come stai?”, ma nessuno vuole dire niente dicendolo, queste parole servono solo a evitare l’incontro autentico tra due persone.
    La gente non si guarda negli occhi, non si tiene per mano, … non cerca di sentire l’energia dell’altro. Tira avanti in qualche modo, piena di paura, fredda e smorta, dentro una camicia di forza. L’azione è qualcosa che fai, l’essere è qualcosa che sei. Se ti sei visto a fondo, acquisti la capacità di vedere a fondo anche gli altri.”

    Osho

    Nadia K.


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